domenica 24 settembre 2023
The roman army refrigerator
Writing test by ancient roman boy
Hundreds of engraved tablets have been found within the remains of the Roman fort of Vindolanda and its village, located on the border with Scotland, near Hadrian's Wall. Among commercial transactions, military information and personal letters, a very curious document was found: a dictation "test" of a schoolboy from the 1st, 2nd century AD.
The child had to write the verse number 473 of the ninth book of the Aeneid (“interea pavidam volitans pinnata per urbem”). On the tablet was found written: "INTEREA PAVIDAM VOLITANS PINNA TA P VBEM seg".
In the student's writing the R of URBEM has been omitted and the preposition PER may have been abbreviated to P. Then follow three or four letters written by another hand and in italics. Two are definitely "se" which can be followed by a "g". What could they mean? The hypothesis made by historians is that it is the adverb "signiter" (lazily): it would therefore be the comment of the teacher, who was not very satisfied with the student's work.
The nightmare of school test is an ancient thing!
sabato 23 settembre 2023
Un esercizio di scrittura di un bambino romano
All'interno dei resti del forte romano di Vindolanda e del relativo villaggio, situato al confine con la Scozia, nei pressi del vallo di Adriano, sono state ritrovate centinaia di tavolette incise. Tra transizioni commerciali, informazioni militari e lettere personali è stata ritrovato un documento molto curioso: una "verifica" di dettato di uno scolaro del I, II secolo d.C.
Il bimbo doveva scrivere il verso numero 473 del nono libro dell'Eneide (“interea pavidam volitans pinnata per urbem”). Sulla tavoletta è stato trovato scritto:"INTEREA PAVIDAM VOLITANS PINNA TA P VBEM seg".
Nella scrittura dell'allievo è stata omessa la R di URBEM e la preposizione PER può essere stata abbreviata in P. Seguono poi tre o quattro lettere scritte da un’altra mano e in corsivo. Due sono sicuramente “se” a cui può seguire una “g”. Cosa potrebbero significare? L’ipotesi fatta dagli studiosi è che si tratti dell’avverbio “segniter” (pigramente): si tratterebbe quindi del commento del maestro, poco soddisfatto del lavoro dell’allievo.
Insomma, l'incubo dei compiti in classe è una cosa antica!
giovedì 21 settembre 2023
Il frigorifero dei legionari romani
domenica 17 settembre 2023
Il centurione Gaio Crastino
Gaio Crastino, nato nel 85 a.C., iniziò la sua carriera militare nel 65 a.C., servendo nell'VIII e nella IX Legione, fu poi trasferito nel 61 a.C. nella X Legione con il grado di centurione. Servì poi sotto Giulio Cesare come primipilo della X legione durante la guerra gallica, dove fu presente durante la Battaglia di Alesia e durante lo scontro con gli Elvezi.
Allo scoppio della guerra civile, fu richiamato da Cesare nella X legione, con il grado di Centurione. Morì durante la battaglia di Farsalo del 48 a.C. in modo eroico, tanto che Cesare stesso lo ritiene degno di essere citato nel suo De bello civile. Di seguito riporto gli estratti del commentario che lo riguardano.
«C’era nell'esercito di Cesare un richiamato di nome Crastino, che l’anno precedente aveva militato con lui come primipilo della decima legione, uomo di straordinario coraggio. Costui, appena fu dato il segnale, gridò: “Seguitemi, voi che mi siete stati compagni di manipolo, e date al vostro comandante l’aiuto che gli avete promesso. Resta solo questa battaglia: finita questa, Cesare recupererà la sua dignità e noi la nostra libertà”. E guardando Cesare: “Oggi, vivo o morto, farò in modo che tu mi sia grato”. Detto ciò, si slanciò per primo dall'ala destra e lo seguirono volontari circa centoventi soldati scelti.»
«In quella battaglia Cesare non lamentò la perdita di più di duecento soldati, ma perse circa trenta centurioni, uomini valorosi. Mentre combatteva valorosamente fu ucciso anche Crastino, che sopra abbiamo ricordato, colpito in pieno viso da un colpo di spada. E non aveva detto il falso andando in battaglia. Cesare infatti pensava che in quella battaglia il valore di Crastino fosse stato straordinario e riteneva di dovergli, per i suoi meriti, una grandissima riconoscenza.»
Lo storico Appiano riporta che, dopo la battaglia, Cesare in persona tributò il caduto con solenni riti funebri, e che fece erigere un altare in suo onore.
The place of the first landing of Caesar's fleet in Britain
Based on new evidence, a team of archaeologists from the University of Leicester suggests that the first landing of Julius Caesar's fleet in Britain took place in 54 BC. at Pegwell Bay, on the Isle of Thanet, the north-eastern tip of Kent.
This location corresponds to Caesar's account of his landing in 54 BC, with three clues to the topography of the landing site that are consistent with his landing at Pegwell Bay: its visibility from the sea, the existence of a large open bay, and the presence of higher terrain nearby. Dr Fitzpatrick explained: "Sailing somewhere between Boulogne and Calais, Caesar says that at dawn they saw Britain in the distance on the port side. As they sailed in front of the cliffs of Dover, Caesar can only describe the white cliffs of chalk around Ramsgate, as they were illuminated by the rising sun. Caesar describes how the ships were left anchored on a flat, open coast and how they were damaged by a great storm. This description is consistent with Pegwell Bay, which is now the largest bay of the east coast of Kent and is open and flat. The bay is large enough for the entire Roman army to land on the single day described by Caesar. Caesar also describes how the Britons had gathered to oppose the landing but, taken by surprise by the size of the fleet, hid on higher ground. This is consistent with the higher terrain on the Isle of Thanet, around Ramsgate. These three clues to the topography of the landing site, namely the presence of cliffs, the existence of a large open bay and the presence of higher ground nearby are consistent with the 54 BC landing. occurred in Pegwell Bay."
The University of Leicester project, funded by the Leverhulme Trust, was motivated by the discovery of a large defensive ditch during archaeological excavations carried out before the construction of a new road. The shape of the moat at Ebbsfleet, a hamlet of Thanet, is very similar to some Roman defenses of Alésia in France, where in 52 BC. the decisive battle of the Gallic war took place. The site, at Ebbsfleet on the Isle of Thanet in north-east Kent, overlooking Pegwell Bay, is now 900 meters inland but at the time of Caesar's invasions was closer to the coast. The ditch is 4-5 meters wide and 2 meters deep and is dated via ceramic and radiocarbon dating to the 1st century BC. The size, shape, date of Ebbsfleet's defenses and the presence of iron weapons including a Roman pilum (javelin) suggest that the Ebbsfleet site was once a 1st century BC Roman base. whose main purpose was to protect the ships of Caesar's fleet, docked on the nearby beach.
Source: University of Leicester
https://phys.org/news/2017-11-evidence-julius-caesar-invasion-britain.html
sabato 16 settembre 2023
Dove sbarcò Cesare per invadere la Gran Bretagna?
Sulla base di nuove prove, un team di archeologi dell'Università di Leicester suggerisce che il primo sbarco della flotta di Giulio Cesare in Gran Bretagna ebbe luogo nel 54 a.C. a Pegwell Bay, sull'isola di Thanet, la punta nord-orientale del Kent.
Questa posizione corrisponde al racconto di Cesare del suo sbarco nel 54 a.C., con tre indizi sulla topografia del sito di sbarco che sono coerenti con il suo sbarco a Pegwell Bay: la sua visibilità dal mare, l'esistenza di una grande baia aperta e la presenza di terreno più elevato nelle vicinanze. Il dottor Fitzpatrick ha spiegato: "Navigando da qualche parte tra Boulogne e Calais, Cesare dice che all'alba videro la Gran Bretagna in lontananza sul lato sinistro. Mentre salpavano di fronte alle scogliere di Dover, Cesare non può che descrivere le bianche scogliere di gesso intorno a Ramsgate, mentre venivano illuminate dal sole nascente. Cesare descrive come le navi furono lasciate ancorate su una costa piana e aperta e come furono danneggiate da una grande tempesta. Questa descrizione è coerente con Pegwell Bay, che oggi è la baia più grande della costa orientale del Kent ed è aperta e piatta. La baia è abbastanza grande perché l'intero esercito romano potesse sbarcare nel solo giorno descritto da Cesare. Cesare descrive anche come i Britanni si erano riuniti per opporsi allo sbarco ma, colti di sorpresa dalle dimensioni della flotta, si nascosero su un terreno più elevato. Ciò è coerente con il terreno più elevato dell'Isola di Thanet, intorno a Ramsgate. Questi tre indizi sulla topografia del sito di sbarco, ovvero la presenza di scogliere, l'esistenza di una grande baia aperta e la presenza di un terreno più elevato nelle vicinanze, sono coerenti con il fatto che lo sbarco del 54 a.C. avvenne nella baia di Pegwell."
Il progetto dell'Università di Leicester, finanziato dal Leverhulme Trust, è stato motivato dalla scoperta di un grande fossato difensivo durante gli scavi archeologici effettuati prima della costruzione di una nuova strada. La forma del fossato di Ebbsfleet, frazione di Thanet, è molto simile ad alcune difese romane di Alésia in Francia, dove nel 52 a.C. si svolse la battaglia decisiva della guerra gallica. Il sito, a Ebbsfleet, sull'isola di Thanet nel Kent nord-orientale, affacciato sulla baia di Pegwell, si trova ora a 900 metri nell'entroterra ma al tempo delle invasioni di Cesare era più vicino alla costa. Il fossato è largo 4-5 metri e profondo 2 metri ed è datato tramite ceramica e datazioni al radiocarbonio al I secolo a.C.. Le dimensioni, la forma, la data delle difese di Ebbsfleet e la presenza di armi di ferro tra cui un pilum romano (giavellotto) suggeriscono che il sito di Ebbsfleet fosse una volta una base romana del I secolo a.C. il cui scopo principale fosse quello di proteggere le navi della flotta di Cesare, attraccate sulla vicina spiaggia.
https://phys.org/news/2017-11-evidence-julius-caesar-invasion-britain.html
Private letter of a Egyptian roman soldier
This letter from a soldier to his father is something very special. He was found in Egypt, but originally comes from Italy. Since there is no date in the text, it can only be dated on the basis of the paleography, which dates it to the 2nd century AD.
The papyrus leaf comes from the private collection of Berlin publisher and businessman Rudolf Mosse and came to the Berlin papyrus collection in 1894. It has writing on both sides and contains the letter on the front and the address on the back.
It is a letter of the soldier Apion to his father Epimachos in Philadelpheia in the Herakleidu Meris of the nome (district) Arsinoites in today’s Faijum. We learn that Apion was conscripted to the Roman fleet and served in Misenum in the Gulf of Naples. After arriving in Italy, he wrote his first letter to his father in the Arsinoites, which has survived in the arid climate of Egypt.
At this time Misenum was the port of the strongest Roman fleet. In addition to their military tasks, which consisted mainly in the protection of the sea routes, the marines also had a number of civilian tasks. For example, in Naples they had to provide sunshades to cover the colosseum. Apion reports in this letter that he has received 3 gold pieces, and at the end adds two important pieces of information for his father, namely the details of how he can be reached. As a Roman soldier, he has now also got a Latin name and is called Antonius Maximus. The ship on which he serves is called Athenonike. Although he had already sent both details through a certain Euktemon, he adds it here for safety’s sake and asks his father to use the Latin name if he answers.
In addition to the greetings that he sends to family members and friends, he also sends greetings from at least 4 other people, added to the left margin of the letter. Obviously Apion did not go abroad alone. He also asks his father for a letter and thanks him for the good education, which will hopefully helps him to make a rapid career. In addition, he briefly reports on his passage to Italy and mentions a danger on the sea, against which the god Serapis has protected him. Unfortunately, he gives no further details.
Posted by Lauriane Linemann on
https://berlpap.smb.museum/privatbrief-eines-soldaten/?lang=en
venerdì 15 settembre 2023
Lettera di un soldato romano egiziano
Una vera lettera di un soldato romano
Scritta nel II secolo d.c da un ragazzino di nome Apion di una piccola cittadina egiziana.
Si arruolò nell'esercito romano ad Alessandria, salì su una grande nave governativa e salpò per l'Italia. La nave superò una terribile tempesta.
Non appena sbarcato,ricevuta la sua nuova uniforme e la paga, ando' a farsi dipingere in un quadro per la sua famiglia e lo inviò a casa insieme a questa lettera:
"Apione a suo padre e signore Epimachos: Tanti auguri!
Prima di tutto spero che tu stia bene e che le cose vadano bene per te, mia sorella, sua figlia e mio fratello. Ringrazio il Signore Serapide [un dio egizio] per avermi salvato subito quando ero in pericolo in mare.
Quando sono arrivato a Miseno [il porto di guerra romano, vicino a Napoli], ho ricevuto tre monete d'oro dall'imperatore [Traiano?] come denaro per il viaggio, e sto bene.
Per favore, scrivimi una riga, mio lord padre, sul tuo benessere, secondo su quello di mio fratello e mia sorella, e terzo in modo che io possa salutare devotamente la tua mano, perché mi hai educato bene e posso quindi sperare in una rapida promozione, gli dei volendo. Porta i miei saluti a Capiton [un amico] e mio fratello e mia sorella e Serenilla [una schiava di famiglia?] e i miei amici. Ti mando il mio piccolo ritratto tramite Euktemon. Il mio [nuovo]nome romano è Antonius Maximus.
Tutto il mio meglio!"
La lettera venne scritta in greco su papiro, non dal ragazzo stesso, ma da uno scrittore di lettere pubblico ingaggiato.
Due degli amici di Apion che si arruolarono con lui aggiunsero i loro saluti nel margine sinistro.
La lettera era originariamente piegata e sigillata.
Passò dall'efficientissima posta militare romana e arrivò sana e salva fino al piccolo villaggio in Egitto, dove la lessero il padre e la famiglia del ragazzo quasi duemila anni fa. Dopo la morte del padre, la lettera si perse tra i rifiuti domestici e gli archeologi la trovarono non molto tempo fa sotto le mura crollate della casa. Con essa c'era un'altra lettera scritta da Apion anni dopo a sua sorella dopo che era stato a lungo di stanza da qualche parte sulla frontiera romana e aveva moglie e figli. Questo è tutto ciò che sappiamo.
Fonte: post di Renzo Giuseppe Madia e Berliner papyrusdatenbank.