domenica 30 giugno 2024

The passion for gambling in ancient Rome


Gambling in ancient Rome, despite being prohibited by law and condemned by moralists, was very popular among Romans of all social conditions, and also among legionaries. The most popular games were:

  • "Par et impar"
  • "Capita aut navia"
  • Knucklebones
  • Dice

PAR ET IMPAR
The game consisted of having to guess the number of objects (bones, nuts, pebbles) that the other player had inside his fist. In particular if the number of these objects was odd or even. Spectators could bet on the ammount of objects held in the hand.


CAPITA AUT NAVIA
It was the equivalent of our "heads or tails". The coin usually used rapresented the head of the God Two-Faced Janus on the obverse and a ship on the reverse.


KNUCKLEBONES
The knucklebones were usually small sheep bones in the shape of an irregular cube with four faces, long and narrow, irregular and different from each other.



The game consisted of throwing four knucklebones into the air and betting on how they would be arranged, or, if there were numbers engraved on them, guessing the total value of the faces that came out. Obviously the worst combination was 1; 1; 1; 1 (it was called the "dog's roll" or "vulture's roll"), while the best one was the one that saw four different numbers come out (called the "Venus' roll"). Cheaters already existed then and, to make their lives more difficult, it was made compulsory to use a "fritilus" (a semi-conical cup).


DICE
It was the most popular game. The dice, called "tesserae" by the Romans, could be made by bone, ivory, amber and had the 6 faces marked with numbers, as today. Also in this case we bet on the sum given by the roll of the dice (always done with the fritilus).



These games were, as mentioned, prohibited by law since the Republican age, and were only allowed during the Saturnalia holidays (festivals at the end of December in honor of the god Saturn). The "Edili" magistrates monitored compliance with this prohibition. Obviously it was possible for one citizen to denounce another. For this crime the most common punishment consisted of a fine equal to four times the bet, but in rare cases a citizen could be inprisoned or led to forced labor. Nonetheless, real clandestine gambling dens were hidden in the back rooms of "hotels" and taverns.
The historian Svetonius tells us, but we don't know whether rightly or wrongly, that the Emperor Nero went as far as betting 400 thousand sesterces per throw (about 450 years' salary of a simple Roman legionary).


Bibliography: Personal rework of the article:""The passion for gaming in ancient Rome" by Miguel Ángel Novillo López

Il gioco d'azzardo nell'antica Roma

 

Il gioco d'azzardo nella Roma antica, pur essendo vietato dalla legge e condannato dai moralisti, era molto in voga tra i romani di ogni condizione sociale, e anche tra i legionari.



I giochi più diffusi erano:

  • Par et impar
  • Capita aut navia
  • Astragali
  • Dadi

PAR ET IMPAR
Il gioco consisteva nel dover indovinare se il numero di oggetti (ossicini, noci, sassolini) che l'altro giocatore aveva all'interno del suo pugno fosse pari o dispari. Gli spettatori potevano scommettere sul numero tenuti nella mano.


CAPITA AUT NAVIA
Era l'equivalente del nostro "testa o croce". La moneta solitamente utilizzata raffigurava al dritto la testa di Giano Bifronte e una nave al rovescio.


ASTRAGALI
Gli astragali erano solitamente degli ossicini ovini a forma di cubo irregolare con quattro facce, lunghe e strette, irregolari e diverse tra loro. 


Il gioco consisteva nel gettare in aria quattro astragali e nello scommettere su come si sarebbero disposti, o, qualora vi fossero incisi dei numeri, nell’indovinare il valore totale delle facce uscite. Ovviamente la combinazione peggiore era 1; 1; 1; 1 (veniva detto il "tiro del cane" o "tiro dell'avvoltoio"), mentre quella migliore era quella che vedeva uscire quattro numeri diversi (detto il "tiro di Venere"). Esistevano già allora i bari e, per rendere loro la vita più difficile, fu reso obbligatorio utilizzare un "fritilus" (un bussolotto semiconico).


DADI
Era il gioco più diffuso. I dadi, chiamati dai romani "tesserae", potevano essere in osso, avorio, ambra ed avevano le 6 facce segnate con i numeri, come oggi. Anche in questo caso si scommetteva sulla somma data dal lancio dei dadi (sempre effettuato con il fritilus.





Questi giochi, erano, come detto, vietati dalla legge fin dall'età repubblicana, ed erano consentiti solo durante le festività dei Saturnalia (feste di fine dicembre in onore del dio Saturno). A controllare il rispetto di tale divieto erano i magistrati "Edili". Ovviamente era possibile per un cittadino denunciarne un altro. Per tale reato la pena più comune consisteva in una multa pari a quattro volte la posta in palio, ma in rari casi si poteva finire in carcere o ai lavori forzati. Ciò nonostante nei retrobottega di locande e taverne si celavano vere e proprie bische clandestine.
Lo storico Svetonio ci dice, non sappiamo però se a ragione o a torto, che l'Imperatore Nerone arrivasse a scommettere anche 400 mila sesterzi a lancio (circa 450 anni di stipendio di un semplice legionario romano).




Fonte: Rielaborazione personale dell'articolo: "La passione per il gioco nell'antica Roma" di Miguel Ángel Novillo López